No, non sei l’unica a pensarci
Perché è normale voler migliorare il proprio aspetto

C’è un pensiero che attraversa la mente di molte persone, a volte silenziosamente, a volte con più decisione: “E se migliorassi qualcosa del mio aspetto?” È un’idea che può far sorridere, che può stimolare oppure mettere un po’ a disagio, specialmente in un mondo dove si oscilla tra l’invito ad “accettarsi così come si è” e l’esaltazione di modelli estetici spesso irraggiungibili.
Eppure, c’è una verità semplice e poco detta: voler migliorare il proprio aspetto è umano. E, soprattutto, è normale.


Un desiderio che nasce da dentro
Migliorarsi non significa rifiutare sé stessi. Significa avere un dialogo vivo con la propria immagine, evolversi, cercare equilibrio tra come ci si sente dentro e come ci si presenta fuori. È lo stesso spirito con cui scegliamo con cura un abito, cambiamo pettinatura, iniziamo a mangiare meglio, ci iscriviamo in palestra, o semplicemente ci prendiamo il tempo di coccolare la pelle davanti allo specchio.
Il desiderio di vedersi meglio non nasce necessariamente dall’insicurezza. A volte nasce dalla voglia di rinnovarsi, di sentirsi in sintonia con sé stessi in un momento di cambiamento, o semplicemente dal piacere di vedersi più luminosi, più freschi, più vitali. Non c’è nulla di superficiale in tutto questo.


Il corpo come luogo dell’identità
Il nostro aspetto è parte integrante del nostro modo di stare al mondo: comunica chi siamo, come ci sentiamo, come vogliamo essere percepiti. E se ci sono aspetti che non ci fanno sentire del tutto a nostro agio, è legittimo volerli armonizzare.
Non si tratta di inseguire un ideale imposto, ma di ritrovare una coerenza personale; è un’espressione di autodeterminazione, non di omologazione. Il problema non è voler cambiare qualcosa: il problema è sentirsi in colpa per questo desiderio.


Siamo tutti influenzati, ed è normale
Viviamo immersi nelle immagini: social, pubblicità, cinema, filtri, “prima e dopo”. È impossibile restarne completamente immuni. Ma questo non significa che ogni desiderio di migliorarci venga dall’esterno. L’influenza esiste, certo, ma convive con una parte interiore più profonda che sa cosa ci fa stare bene.
La chiave sta nel distinguere il bisogno autentico dal confronto sterile: se il pensiero di cambiare qualcosa ci accompagna da tempo, se ci appare con serenità e non con rabbia, se ci motiva invece di farci sentire in difetto, allora è un pensiero che merita ascolto, non vergogna.


La libertà di scegliere – e anche di non farlo
Voler migliorare il proprio aspetto non deve diventare un dovere, ma nemmeno un tabù. Ogni persona ha il diritto di scegliere se e come prendersi cura della propria immagine, con i mezzi che ritiene più adatti e in linea con la propria sensibilità: c’è chi lo fa con piccoli gesti quotidiani, chi con interventi più visibili, chi con un nuovo stile di vita. E c’è anche chi sceglie di non intervenire affatto. Tutte queste scelte sono valide. Nessuna è “più giusta” dell’altra.


Se ogni tanto ti capita di guardarti allo specchio e pensare che vorresti vederti “meglio”, non c’è niente di sbagliato in te. Non sei superficiale. Non sei vanitosa. E, soprattutto, non sei l’unica.
Quel pensiero è un frammento di consapevolezza, un’occasione per ascoltarti, per capire cosa ti farebbe sentire bene. La bellezza, dopotutto, non è un punto di arrivo, ma un equilibrio che cambia con noi. E migliorarci — in ogni senso — fa parte del viaggio.

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